Credere

Quando sono nata, non sono stata battezzata.
Da grande non l’ho voluto fare.
Questo mi ha sempre invogliato a cercare qualcosa che andasse oltre il reale,
trasformandosi poi in una ricerca che si è avvalsa del mezzo fotografico.
Lo scatto “rubato” parecchi anni fa nelle catacombe di San Pietro ad Aram, il più antico cimitero di Napoli, ad una donna che prega rivolgendo ai defunti richieste varie, mi ha fatto intraprendere il “viaggio” all’inseguimento non solo del misterioso rapporto con l’al di là, in genere molto sentito dai napoletani, ma anche ad osservare quei luoghi particolari dove varie forme di devozione vanno oltre la soglia del sacro, divenendo profano.
Vita-Morte, Sacro-Profano
Considerandola una ricerca aperta che intende mostrare la ciclicità di tali valori, dove la fine del filo si riannoda al capo, le immagini scelte si legano sia per estetica che poesia; esse illustrano un tratto del percorso che parte dalla preghiera della donna, prosegue per i flagellanti di Nocera Terinese, continua con gli spinati di Palmi, attraversa con tre sole immagini il cimitero settecentesco delle 366 fosse di Ferdinando Fuga in Napoli.
La chiave di lettura di tali comportamenti, azioni e culture, è che : la vita continua nei luoghi della morte. E la morte è il luogo, fonte di vita.
Aprendo il portfolio con una donna, ho scelto di chiuderla con l’immagine di un’altra donna che, nel cimitero di Santa Maria al Purgatorio, chiede ai defunti la grazia di sposarsi.

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